Sono passati cinquant’anni da quel fatidico 20 luglio del 1969 quando Neil Armstrong mise piede sul suolo lunare, a sei ore di distanza dall’allunaggio. Era l’avverarsi di un sogno coltivato da millenni, era il rifiuto da parte dell’uomo dell’idea della sua finitezza e della sua solitudine nell’universo, era il sogno coltivato da Leonardo di mettere le ali e librarsi nell’aria come gli uccelli, dell’Astolfo ariostesco alla ricerca del senno perduto di Orlando, era il concretizzarsi delle imprese immaginate da Jules Verne: arrivare sulla luna, il nostro satellite, tanto familiare quanto irraggiungibile. Ma fu, contemporaneamente, la fine di un altro sogno spento dal principio di realtà, che privò la luna, la Casta Diva cantata dai poeti e dagli amanti, della sua aurea magica e perturbante capace, già in età neolitica, di svelare agli uomini l’esistenza dei cicli astronomici condizionandone gli umori, signora del tempo e, tout court, della vita e del suo divenire. Ma, dal 15 al 18 agosto di quello stesso anno, a Woodstock, fu anche il mondo della musica rock a toccare la luna: l’apice della generazione del flower power e suggello di una produzione discografica che segnò la storia del rock e che ancora, mezzo secolo dopo, suona attuale e fa scuola. Quattro mesi dopo, però, ci fu l’Altamont Free Concert, tenutosi in California il 6 dicembre e organizzato dai Rolling Stones che, col suo epilogo violento, segnò, per quella generazione, «la fine delle illusioni», divenendo il simbolo delle numerose utopie e delle altrettanto numerose cadute contro le quali si scontrarono i giovani di allora, alla ricerca di una luna conquistata e subito perduta. La XXI edizione del festival Dromos, dedicata alla Casta Diva e al recupero della sua pregnanza poetica, ne rileggerà i miti, ne ricercherà l’arcana fascinazione, ne indagherà quel lato oscuro che tanto la accomuna, simbolicamente, all’essere umano. Lo farà con la musica e attraverso l’arte in tutte le sue forme: un nuovo allunaggio per constatare magari, assieme al visionario Astolfo, che sulla luna sol la pazzia non v’è poca né assai / che sta qua giù, né se ne parte mai.
Con queste parole Ivo Serafino Fenu introduce la XXI edizione di Dromos festival. Per l’Associazione omonima seguiamo la progettazione grafica e la comunicazione.