Vi sono territori che vanno percorsi con timore e reverenza: sono i territori del sogno, sono i luoghi nei quali la realtà diventa altro da sé, sono una conturbante metafora della vita.
Vi sono scrittori che questi territori li hanno raccontati in una dimensione sospesa tra mito e storia, ne hanno fatto il teatro dell’epopea del popolo sardo, un’epopea che narra di genti che su quella terra dipanavano le loro umane fatiche e costruivano la loro leggenda: «Passavamo sulla terra leggeri come acqua […] come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta» (Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri, 1996).
Vi sono artisti che, infine, questi territori li raccontano visivamente con la potenza manipolativa e trasversale dell’arte contemporanea, al di là dello stereotipo della pittura di paesaggio e oltre i generi consolidati della tradizione. Sono, per questo, “agrimensori di sogni” che superano la descrizione con la forza trasfigurante dell’evocazione. Marco Pili è uno di loro e raggiunge analoghi risultati concretizzando visivamente quel sogno chiamato Sardegna, una terra, la sua, con la quale mantiene da sempre un rapporto osmotico, quasi uterino.
Così Ivo Serafino Fenu introduce la mostra in esposizione nella Pinacoteca Carlo Contini di Oristano.
Per questa mostra abbiamo realizzato tutte le immagini grafiche e di comunicazione.