La spiegazione nelle parole scritte da Raimondo (Momo) Zucca e Paolo Bernardini dell’Università di Sassari.
La mostra Polis kai pyrgos, La città e la torre, racconta la storia della natura e della cultura antica in un ambito territoriale definito, quello della provincia di Oristano, nel museo del capoluogo, Oristano, l’Antiquarium Arborense.
La mostra propone tematiche generali, applicate alla storia del luogo: l’uomo, le sue opere, il mondo dei morti, gli dèi, poi il diluvio, come naufragio della storia umana. Ma c’è una rinascita: e l’uomo riprende il cammino del villaggio, poi della città, benché sia sempre in agguato il conflitto e la distruzione.
L’esposizione utilizza il testo biblico poiché esso costituisce un immediato richiamo, nella mente di tutti, al mondo delle origini. La Bibbia, dunque, come veicolo comunicativo delle storie dell’antichità.
I paesaggi articolati del territorio provinciale oristanese, dal mare alle lagune, dalle piane alle montagne, sono la sede, un frammento di spazio circoscritto in una peregrinazione universale, di gruppi di uomini un tempo superbi e ora confusi da Dio, scagliati e dispersi per tutta la terra; ma essi riusciranno, con fatica e con dolore, di nuovo a comprendersi e a riconoscersi, a ritrovare le loro città e le loro torri e a scrivere una propria storia, che preziosa e viva è giunta fino a noi, pure attraverso i naufragi e i diluvi del tempo, pure spezzata e frammentaria, pure confusa nella lingua e nei messaggi.
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